Vendetta by Yoko Ogawa

Vendetta by Yoko Ogawa

autore:Yoko Ogawa [Ogawa, Yoko]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Psychological
ISBN: 9788865763896
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2014-09-10T22:00:00+00:00


Il venditore di busti

Le cose che ha fatto lo zio si sono tutte rotte facilmente: sia il mio prezioso modellino di aeroplano, sia i "busti per far crescere di statura", pubblicizzati dicendo che li aveva progettati lui, sia il cappotto di pelliccia che mi ha lasciato come ricordo.

Ogni volta che lo incontravo aveva un lavoro diverso. Dopo la fabbrica di cappelli, assistente di un fotografo; poi rappresentante di busti, insegnante di galateo, maggiordomo, alla fine curatore di un museo. Forse era prima rappresentante e poi assistente, non ricordo più. Nel frattempo ci sono stati tre matrimoni ufficiali e due convivenze. Le persone al suo fianco si erano avvicendate una dopo l'altra, ma negli ultimi anni era rimasto solo, senza nessuno che si occupasse di lui.

In altre parole, aveva vissuto gettando via con grande disinvoltura i lavori e le famiglie che si era costruito, riazzerando tutto ogni volta.

Dello zio, ciò che era degno di rispetto, se mi si consente l'uso della parola, credo fosse il non manifestare alcun rimpianto quando ciò che aveva tra le mani andava in malora: lo guardava scomparire con espressione tranquilla, senza dare segni di disappunto e senza immusonirsi. Talvolta accennava persino un sorriso.

Mi telefonò la polizia per comunicarmi la morte dello zio: avevano già eseguito l'autopsia per ordine dell'autorità giudiziaria, e mi chiedevano di andare a ritirare il corpo. Sembrava avessero impiegato un po' a rintracciare i suoi pochi parenti, perché non frequentava i vicini e non aveva amici. Ero appena rientrato al pensionato dall'università e stavo preparandomi per la lezione di francese.

"E di cosa è morto?" domandai.

"Si tratta di morte per asfissia" rispose la persona al di là del telefono.

"È stato ucciso?"

"No. Il suo signor zio è rimasto sepolto dai rifiuti che aveva accumulato in casa."

In qualche misura mi consolò che quello sconosciuto usasse una forma così rispettosa.

Io e lo zio non avevamo legami di sangue. In teoria era il fratello maggiore di mia madre, ma in realtà era il figlio maggiore di primo letto del secondo marito della mia nonna materna, era molto più grande di mia madre e sembra che non avessero mai neanche vissuto insieme. Quando ero piccolo, non so quante volte mi abbiano spiegato la relazione che intercorreva tra loro, ma non l'avevo mai capita bene.

Ciononostante, lo zio veniva spesso a casa a trovarci. Arrivava senza alcun preavviso, restava qualche giorno e poi spariva di nuovo, senza una meta precisa.

Che non fosse, evidentemente, un ospite molto gradito, l'avevo capito anch'io che ero un bambino: mamma era a disagio e diventava irrequieta e papà perdeva il buonumore. Però lo zio mangiava e beveva in quantità, senza ombra di pudore, e si comportava allegramente.

Checché ne pensassero i miei genitori, io aspettavo con ansia l'arrivo dello zio. Perché portava sempre qualche stravagante ricordo di viaggio.

"Vediamo, riesci a scoprire dov'è nascosto?" diceva prendendomi in braccio e strofinando la sua guancia contro la mia. Se mi dimenavo perché la barba mi dava fastidio, si divertiva ancora di più e mi strofinava tutta la faccia addosso. Per



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